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AIIG A cura di M. Castelnovi, Il riordino territoriale dello Stato.
Le riflessioni sollecitate e raccolte dalla Società Geografica Italiana, e ora
presentate in questa pubblicazione, rappresentano la consapevolezza che in Italia
manca tuttora un disegno complessivo cui ricondurre una coerente progettualità
territoriale e amministrativa.

  

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AIIG Dissesto idrogeologico, geografia, torrenti di Genova. Qualche appunto per una lezione mai appresa.
(A cura di Cristiano Giorda)

I geografi lo avevano detto: da piú di cento anni. La geografia del rischio idrogeologico in Italia, che é anche una geografia del rischio causato dall'imprudenza dei comportamenti umani nel costruire e nel tentare di controllare le acque, vanta in Italia una lunga tradizione di studi.
Nel 1903 la Societá Geografica Italiana incaricó Roberto Almagiá di studiare il problema. Ne seguirono due grandi volumi, del 1907 e del 1910, che definivano, valutavano e cartografavano tutto il rischio di frane lungo gli Appennini. Ancora oggi la piú importante banca dati sulle frane (Aree Vulnerabili Italiane, iniziata nel 1991) utilizza abbondantemente i dati di Almagiá. (Palmieri, 2004)

La versione di Almagió. Secondo Almagiá: "L'Italia é il paese del mondo nel quale il fenomeno assume maggiore gravitó e carattere di vero e proprio flagello". (Leone, 1987).

Il rischio c'é. Buona parte del territorio italiano risulti esposto al rischio alluvionale: nel Veneto, il 15,66% del territorio -dove risiede il 24,79 della popolazione- é esposto ad inondazioni; in Toscana questa percentuale é del 13,60 -15,65 della popolazione-, in Emilia Romagna é del 11,23 -14,98 della popolazione- (Migliorini, 1981).

Educazione geografica. "La geografia puó certamente contribuire non solo nell'educare al territorio, ma soprattutto nell'educare il territorio in termini di gestione integrata del rischio a divenire strumento in grado di potenziare la resilienza.
Qui si vuole porre l'accento sulle centralitá di tale concetto nell'educazione geografica al rischio in quanto si ritiene che migliorando le comunicazioni, la coscienza della complessitá del rischio e il livello di preparazione sia possibile aumentare la resilienza di un territorio e permetterne una pianificazione e una gestione piú efficace" (Tecco, 2011, p. 319).

Largo ai fiumi! "Se le acque di fiume potessero allagare liberamente quello che dovrebbe essere il normale domicilio del fiume, molte alluvioni non avrebbero conseguenze particolarmente dannose. Se esse diventano calamitá naturali é perché gli uomini si sono comportati nei riguardi dei fiumi come degli intrusi" (Migliorini, 1981, p. 18).

E invece: largo al cemento! "Cosí hanno cominciato a coltivare e a costruire case , strade e ferrovie in aree portare via al letto (fluviale) maggiore, nella fantastica assenza non solo di valutazioni dell'impatto ambientale di queste operazioni, ma anche dell'analisi dei costi da affrontare di fronte ai benefici ricavabili. Talvolta, quando la concentrazione di eventi meteorici é particolarmente intensa, le opere di difesa passiva si dimostrano inefficienti e il rischio si manifesta in tutta la sua distruttrice potenzialitá" (Leone, 1987, pp. 106-108).

Le grandi opere. Dopo le alluvioni del 1966 (Firenze, 34 vittime), vale a dire da oltre 40 anni, sono state definite da apposite commissioni le opere che sarebbero necessarie per garantire l'incolumitá delle popolazioni nel caso eventi simili si ripetessero. Nessuna é stata realizzata (Leone, 1987).

Otto anni fa, il Ministero dell'ambiente. "Una gran parte dell'espansione urbana e periurbana e della realizzazione delle infrastrutture urbane e territoriali, soprattutto nella seconda metá del XX Secolo, é stata attuata senza porre la necessaria attenzione ai caratteri del territorio e dell'ambiente nella loro complessitá e nella loro specificitá. In particolare, non sono pochi gli interventi (infrastrutture, espansioni urbane, attivitá produttive), realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico anche elevato.
Spesso le espansioni sono avvenute con una programmazione insufficiente, a volte addirittura assente e anche le infrastrutture di base finalizzate a garantire nel tempo il rispetto dell'integritá fisica del territorio (reti fognarie e depuratori, sistemi di regimazione delle acque meteoriche, di approvvigionamento idrico, di smaltimento e trattamento dei rifiuti, di organizzazione delle aree verdi) risultano il piú delle volte inadeguate sia quantitativamente che qualitativamente." (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, p. 5)

Dieci anni fa, la Provincia di Genova. "La parte della zona valliva del bacino (del torrente Bisagno) compresa tra Prato e la Foce presenta un intenso sviluppo dell'urbanizzato, risultato di un'antropizzazione disordinata delle aree di pertinenza fluviale. Oltre al forte incremento della percentuale del suolo impermeabilizzato e la relativa diminuzione dei tempi di corrivazione, il tratto terminale canalizzato e coperto é il piú critico a causa della sua grave insufficienza: la portata indisturbata di massima piena con periodo di ritorno due centennale supera infatti ampiamente la sua capacitá di smaltimento.
L'elevato rischio di esondazione per superamento della capacitá di smaltimento comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte. Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di attraversamento e/o strutture interferenti con l'alveo. Conseguenza dell'attuale configurazione geometrica, assai lontana da quella naturale, é un'elevata suscettibilitá al rischio di inondazione che, a causa dell'elevata densitá del tessuto urbano circostante, delinea una situazione di vera e propria emergenza idraulica.
Va rilevato, in proposito, come la possibilitá che una consistente zona urbana, sede di importanti insediamenti residenziali, commerciali e di servizio, sia soggetta a inondazioni con frequenza poco piú che ventennale rappresenta, sia a livello italiano che europeo, un caso limite di vulnerabilitá alluvionale" (Provincia di Genova, 2011, p. 29).

Grave insufficienza di deflusso. "Il rio Fereggiano presenta un'elevata criticitá idraulica nel tratto terminale tombinato a causa della grave insufficienza della sezione di deflusso". (Provincia di Genova, 2011, p. 30). Via Fereggiano e dintorni. "I risultati della mappatura delle aree inondabili confermano che l'elevato rischio di esondazione per superamento della capacitá di smaltimento del tronco canalizzato e coperto dal ponte ferroviario di Brignole fino allo sbocco a mare, comporta pericolosi effetti di rigurgito a monte che si ripercuotono fino alla confluenza del rio Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di attraversamento e/o strutture interferenti con l'alveo fluviale.

Conseguenza dell'attuale configurazione geometrica é quindi un'elevata suscettibilitá al rischio di inondazione che, a causa dell'elevata densitá del tessuto urbano circostante, delinea una situazione di vera e propria emergenza idraulica. In particolare le aree potenzialmente inondabili per eventi di piena, nel tratto che va dalla stazione ferroviaria di Brignole alla Foce, nella sponda sinistra del Bisagno sono comprese tra Via Casaregis, Piazza Palermo, Via Montesuello, Piazza Alimonda, mentre nella sponda destra raggiungono Viale Brigate Partigiane, Via Diaz, Via Brigata Liguria, Via Fiume, interessando inoltre parte di Via xx Settembre e di Piazza Colombo.

Nel tratto a monte della linea ferroviaria le aree a rischio idraulico raggiungono Piazza Martinez, superano Corso Sardegna fino ad interessare Piazza Ferraris e Via Tortosa; sempre in sponda sinistra risulta critica Via Fereggiano (Provincia di Genova, 2011, p. 40). Venerdí 4 novembre 2011. Il torrente Bisagno é esondato, mentre i torrenti Sturla e Fereggiano (un affluente del Bisagno) sono tracimati a monte. Il Fereggiano é uscito dal suo letto all'altezza di via Monticelli, una strada divenuta un torrente in piena, che trascina via le auto a decine Sei morti e un disperso. Una donna ha perso la vita proprio in via Fereggiano, schiacciata dalle auto travolte dalla piena. Morti anche un'altra donna e due bambini, nella stessa strada (Il Messaggero).

Bibliografia

R. Almagiá, Studi geografici sulle frane in Italia, in Memorie della Societá Geografica Italiana, 2 voll., Roma, Societá Geografica Italiana, 1907 e 1910.

U. Leone, Geografia per l'ambiente, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1987.

P. Migliorini, Calamitá Naturali, Roma, Editori Riuniti, 1981.

Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, Pianificazione territoriale provinciale e rischio idrogeologico Previsione e tutela Sintesi dello stato della pianificazione con particolare riferimento alla riduzione del rischio idrogeologico e del rischio idraulico. Report aprile 2003.

W. Palmieri, La storia delle frane in Italia e gli studi di Roberto Almagiá, I frutti di Demetra, 1/2004, pp. 17-22

Provincia di Genova, Torrente Bisagno. Piano di bacino per la difesa idrogeologica, fascicolo 3.
Fonte: clicca qui

N. Tecco, Educazione geografica, resilienza e catastrofi naturali, in Giorda C., Puttilli M, (a cura di), Educare al territorio, educare il territorio. Geografia per l'educazione. Roma, Carocci, 2011.

www.ilmessaggero.it



6 novembre 2011

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